La pandemia ha fatto salire la povertà in Italia: i nuovi poveri sono famiglie con bambini, donne e giovani. È quanto emerge dal rapporto 2020 su povertà ed esclusione della Caritas.
Le misure emergenziali introdotte dal governo per contrastare la crescente povertà “non sono state sufficienti”, spiega la curatrice del rapporto, e per via della scarsa chiarezza e della “farraginosità delle procedure amministrative”, hanno fatto ricadere ancora una volta il peso del supporto alle marginalità sulla solidarietà privata.
Tra i nuovi poveri ci sono alcuni esclusi dagli aiuti
Nel periodo che va da maggio (fine del lockdown) a settembre 2020, il 45% delle persone che si sono rivolte alle strutture di aiuto dell’organismo della Cei lo ha fatto per la prima volta. Negli stessi mesi del 2019 la percentuale di “nuovi poveri” si fermava al 31%. Nell’Italia pre-pandemia, su una popolazione di 60 milioni c’erano già oltre 4 milioni di persone in povertà assoluta: “la situazione conseguente all’avvento del Covid-19 si innesta su un terreno sociale già fragile per una buona parte della popolazione”, analizza la curatrice.
Il picco di richieste è arrivato alle Caritas nelle grandi città ma anche nelle provincie nel periodo primaverile, quando si è andati incontro a oltre 450mila richieste di aiuto alla Caritas causate da nuove forme di povertà. Ma se consideriamo che spesso dietro ad un grido d’aiuto non c’è solo una persona ma un nucleo familiare i bisogni raddoppiano.
Aumentano le donne in povertà e i giovani
Le donne che hanno chiesto aiuto ai servizi Caritas subito dopo il lockdown sono state il 54,4% contro il 50,5 del 2019. In aumento, quindi. “Tra i nuovi poveri crescono le donne, ma anche le famiglie, soprattutto italiane. Famiglie con bambini. E questo apre anche il tema della povertà educativa che arriverà con il ritorno della didattica a distanza”. Resta stabile invece la marginalizzazione dei senza dimora. Con la pandemia si sta verificando un nuovo fenomeno: “una sorta di normalizzazione, e soprattutto di diffusione, della povertà di persone e famiglie che a inizio anno mai sarebbero state considera povere”.
Inoltre il numero dei giovani tra 18 e 34 anni sotto la soglia di povertà è passato dal 20% del 2019 all’attuale 22,7% Gli italiani sono ad oggi il 52% dei poveri del paese, contro il 47,9% dell’anno passato: hanno dunque superato gli stranieri.
Tra i nuovi poveri anche i liberi professionisti e i bambini
Uno dei motivi principali del crollo del reddito c’è la perdita del lavoro. Quasi l’80% dei lavoratori indipendenti che si sono rivolti ai centri di ascolto della Caritas durante il lockdown, ha subito un calo nel reddito. E per il 36% la caduta è di oltre la metà del reddito familiare. I lavoratori autonomi sono e ancora saranno i più esposti alla povertà per la mancanza di lavoro, “considerata l’assenza di un regime di tutela stabile in loro favore”, spiega il rapporto. In molti casi queste persone si sono avvalse solo dell’aiuto della Caritas.
Seconda ondata, di nuove povertà?
Il rapporto di Caritas Italiana analizza i dati raccolti fino a settembre, ma da ottobre i contagi sono di nuovo in crescita e si prospettano sempre più chiusure. Se durante il lockdown di questa primavera un italiano su due ha contratto il suo reddito rispetto a prima della pandemia, non c’è da guardare sereni nei prossimi mesi. Anche perché hanno subìto una diminuzione del reddito anche coloro che hanno usufruito della cassa integrazione. In caso di nuovo lockdown o di chiusure localizzate bisogna pensare a strumenti di sostegno che funzionino come paracadute sociale ed economico per le persone e le famiglie.
Fonte: www.lifegate.it
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